Qualche giorno fa l’Osservatorio del Mercato Immobiliare ha pubblicato l’aggiornamento dei dati catastali sul nostro territorio, indicando che nel nostro Paese alla fine del 2016 esistevano 74,3 milioni di immobili (o porzioni di immobili), di cui 64,5 milioni di unità censite nelle categorie catastali ordinarie e speciali, con attribuzione di rendita, oltre 3 milioni di unità censite nelle categorie catastali del gruppo F (unità non idonee a generare reddito in maniera ordinaria) e oltre 6 milioni di unità rappresentate da beni comuni non censibili (ovvero, di proprietà comune, non in grado di produrre reddito, o unità ancora in lavorazione).
Dai dati aggiornati al 2016 emerge che lo stock immobiliare italiano è cresciuto dello 0,5%, di circa 352 mila unità, rispetto al 2015. Più nel dettaglio, l’88% dello stock immobiliare è riconducibile alla proprietà di persone fisiche, l’11,8% a persone non fisiche, mentre solo lo 0,2% riguarda proprietà comuni.
La rendita catastale che viene attribuita complessivamente allo stock di cui sopra ammonta a circa 37,1 miliardi di euro, di cui il 60,8% relativa a immobili di proprietà delle persone fisiche, e il restante 39,1% attribuibile alle persone non fisiche. È di circa 30 milioni di euro (uno 0,1% del totale) la rendita catastale dei beni comuni censibili. Si noti, in termini relativi, che rispetto al 2015 la rendita catastale è diminuita dell’1,1%, a causa principale della flessione del contributo del gruppo D (-5%).
Limitando l’analisi al solo stock immobiliare a destinazione residenziale, i dati dell’OMI sottolineano come le unità immobiliari censite nelle categorie catastali del gruppo A (con eccezione della A/10) sono pari a 34,9 milioni di unità, circa 80 mila unità in più rispetto a quelle che vennero rilevate in relazione al 2015.
Nel dettaglio delle singole categorie, sono cresciute nel corso del 2016 le abitazioni che fanno parte delle categorie A/2, A/3 e A/7, mentre sono calate del 2% le abitazioni signorili (A/1), di quasi l’1% le abitazioni popolari (A/4) e del 3% le abitazioni di tipo ultrapopolare e rurale (A/5 e A/6).
Come intuibile, lo stock abitativo è riconducibile soprattutto alla proprietà delle persone fisiche, pari a circa 32,2 milioni di unità, per oltre il 92% del totale. Alle persone non fisiche risultano invece intestate 2,7 milioni di unità, mentre sono poco più di 10 mila unità le abitazioni tra i beni comuni.
Per quanto concerne la relativa rendita catastale, il volume 2016 attribuito alle persone fisiche è stato pari a 15,6 miliardi di euro, per una proporzione pari al 92% del totale. La rendita attribuita alle persone non fisiche è invece pari a 1,3 miliardi di euro, ed è di poco più di 3 milioni di euro per le abitazioni censite tra i beni comuni.
Per quanto infine attiene il contributo alla rendita catastale complessiva delle singole categorie di classe A, il principale peso è della categoria A/2, con 7,9 miliardi di euro (+ 0,7% a/a), davanti alla categoria A/3, con 5,3 miliardi di euro (+ 0,4%).
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