Secondo quanto afferma l’ultimo
bollettino mensile di aprile dell’ABI, al 31 marzo 2019 i prestiti alle
famiglie e alle imprese hanno registrato una crescita su base annua pari
all’1,0%. Una buona spinta, influenzata (anche) dall’andamento delle richieste dei mutui: il totale di
quelli in essere nelle famiglie italiane ha registrato uno sviluppo positivo
per + 2,5% su base annua, confermando pertanto una buona progressione di una
variabile oramai in fase di consolidato apprezzamento.
È sempre il bollettino ABI a ricordarci poi come nel corso dello stesso mese di marzo i tassi di interesse per le nuove operazioni di finanziamento siano rimasti su livelli storicamente molto bassi.
In particolare, il tasso medio sulle nuove operazioni di mutuo
per acquisto di abitazioni è stato pari all’1,87%, risultando pertanto in
flessione rispetto all’1,91% che era stato rilevato nel mese di febbraio, e
contro il picco del 5,72% che era stato toccato all’apice di fine 2007.
Si tratta, questo, di un dato mai
così basso da settembre 2018 (1,80%), quando tuttavia l’IRS a 10 anni era pari
allo 0,95%, contro lo 0,57% del mese di marzo (sostanzialmente invariato
l’Euribor). L’impressione è dunque che i tassi siano rimasti ai minimi storici
anche durante la prima parte del 2019, ma che le banche stiano prezzando il
costo finale dell’operazione in termini peggiorativi, rincarando i propri
spread.
Uno degli aspetti maggiormente
positivi all’interno del dossier dell’ABI è poi il capitolo relativo alla qualità del credito, con le sofferenze nette (ovvero, le sofferenze
lorde al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti che sono già
effettuati dagli istituti di credito con le proprie risorse) che nel mese di
febbraio sono calate a 33,6 miliardi di euro, in forte diminuzione rispetto ai
54,5 miliardi di euro di febbraio 2018, e ai 77 miliardi di euro di febbraio
2017.
Rispetto al livello massimo delle
sofferenze nette che fu toccato nel mese di novembre 2015, la riduzione è stata
pari a oltre il 60%. Inoltre, si evidenzia come il rapporto tra sofferenze
nette su impieghi totali si si attestato all’1,95% a febbraio 2019, contro il
3,16% di un anno prima e al 4,89% di novembre 2015, all’apice della serie
storica.
Giova altresì compiere un breve
riferimento all’andamento della raccolta
da clientela presso gli istituti di credito italiani, dove i depositi sono
cresciuti a marzo di circa 43 miliardi di euro su base annua (+ 3%). Si
conferma invece la diminuzione della raccolta a medio e a lungo termine
(obbligazioni) per 23 miliardi di euro negli ultimi 12 mesi (- 8,6%). La
dinamica della raccolta complessiva è in crescita dell’1,2% a marzo 2019.
Nello stesso mese, il tasso di
interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela è stato pari a
0,60%, stabile rispetto al mese precedente. Nel dettaglio, invariato risulta
essere il tasso praticato sui depositi (0,36%), mentre risulta in lieve aumento
quello sui PCT (1,73%, ex 1,68%), e in leggero calo quello delle obbligazioni
(2,32%, ex 2,33%).
Lo spread (margine) fra il tasso
medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non
finanziarie è ancorato su livelli storicamente molto bassi pari a 198 punti
base (- 1pb rispetto al mese precedente), contro gli oltre 300 punti base
precedenti alla crisi finanziaria.
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