Ci saranno due anni in più di
tempo per potersi adattare al nuovo
Euribor. È quanto ha deciso la Commissione Europea, permettendo così alle
banche e alle istituzioni nazionali di poter approdare in maniera più comoda
all’appuntamento con il varo del nuovo sistema di calcolo del parametro
utilizzato per poter conteggiare i tassi variabili.
Con una decisione in buona parte
a sorpresa, la Commissione Europea ha dunque stabilito di concedere due anni in più per poter adottare il nuovo Euribor e Eonia:
un biennio di rilancio che dovrebbe consentire un arrivo più comodo e meno
traumatico, considerata l’importanza del nuovo benchmark.
In altri termini, i rappresentati
dei Paesi UE hanno votato la decisione che consente al panel che partecipa alla
compilazione dell’indice di poter avere più tempo per potersi adeguare. Ma
perché si è comunque reso necessario un cambiamento, con passaggio dal vecchio
al nuovo Euribor?
Le ragioni sono diverse, ma la
principale è legata nella necessità di permettere all’Euribor di annoverare
maggiori requisiti di trasparenza e, ulteriormente, più aderenza al mercato.
Attualmente, infatti, l’Euribor
viene rilevato sulla base della partecipazione
volontaria di una ventina di banche a un panel europeo. Un meccanismo che
si è più volte prestato, anche nel recente passato, a critiche su potenziali
manipolazioni. E, considerando che sono più di 110 miliardi di euro i
finanziamenti legati all’Euribor in tutta l’UE, è facile capire quali possano
essere i riflessi di una simile opacità.
A questo punto, non ci rimane che cercare di comprendere quali potrebbero essere le conseguenze per i tassi sui mutui.
Il nuovo Euribor apporterà delle variazioni significative o no? Ci saranno maggiori o minori costi per i mutuatari?
In realtà, stando a quanto affermano le prime rilevazioni previsionali in tal senso, i cambiamenti dal vecchio al nuovo Euribor dovrebbero essere piuttosto limitati, e probabilmente contenuti entro i 5 punti base. Nessun cambiamento è inoltre previsto in termini di adempimenti per banche e mutuatari: chi ha già un contratto di finanziamento a tasso variabile non dovrà infatti far nulla, considerato che a cambiare non sarà certamente il parametro in sé, ma solo il suo meccanismo di calcolo.
Probabilmente, a cambiare
potrebbe essere la volatilità del nuovo Euribor, che potrebbe essere maggiore,
soprattutto in alcune fasi di mercato. Un meccanismo di compensazione ancora in
fase di studio dovrebbe però attenuare ogni possibile eccessiva oscillazione.
Un’altra conseguenza potrebbe
fare la sua comparsa per i nuovi mutuatari, ovvero per coloro che a decorrere
dal 1 gennaio 2022 si troveranno a valutare la possibilità di sottoscrivere un
finanziamento a tasso variabile sul nuovo
Euribor. Considerato che a quel punto il nuovo Euribor non avrà alcuna
storicità, potrebbe esserci qualche timidezza e qualche preoccupazione
aggiuntiva nell’abbracciare con convinzione un parametro il cui meccanismo di
calcolo non è ancora stato sperimentato in condizioni di mercato reali.
In ogni caso, i riflessi
potenzialmente negativi dovrebbero essere pochi e temporanei. Ammesso che, da
qui al 31 dicembre 2021 – nuovo termine ultimo per l’adozione del prossimo
sistema di calcolo – non cambi nient’altro…
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